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Posted on giu 5, 2014 | 0 comments

Uccise perché donne

Uccise perché donne

di Olivia Guaraldo.

Le donne uccise dall’inizio dell’anno sono troppe. Uccise in quanto donne, da mariti o ex mariti, amanti presenti o passati, aspiranti amanti, sedicenti amanti, cattivi amanti, amanti troppo buoni. A molti piacerebbe che queste morti non fossero altro che versioni contemporanee del melodramma – in cui, come si sa, a morire è quasi sempre una donna. La cultura popolare è intrisa di uccisioni di donne. Drammi della passione, della perdita di senno per un rifiuto, per una promessa mancata, per un rossetto troppo rosso o per una gonna troppo corta, per un altro uomo o per un’altra donna. Drammi che restano sospesi nello spazio e nel tempo vuoti della dimensione privata, estranei alle dinamiche sociali e politiche, lontani dalle cose “serie” che gli uomini di potere discutono. Drammi che per la loro natura privata e passionale restano e devono rimanere “insondabili”.

Isolina e… nasce proprio per combattere questo atteggiamento “melodrammatico” nei confronti delle uccisioni di donne. Il paese è restio a prendere atto del carattere politico di queste morti. Non si tratta di drammi familiari, di eccesso di amore o di passione. L’accaduto non esaurisce in sè le proprie cause: queste vanno ricercate fuori dalle mura in cui le relazioni si consumano e le donne muoiono. Vanno ricercate in una società, in una cultura e in una mentalità diffusa che non riescono ancora, fino in fondo, a capire e accettare la libertà delle donne.

Tempo fa si diceva che le donne, in fondo, lo stupro se lo andavano a cercare, con comportamenti o abbigliamento inappropriati. Che cos’era, quella diffusa opinione corrente, se non l’esplicita condanna della libertà delle donne? Oggi sembra che lo stupro non basti, a punire la libertà femminile. È necessario andare più a fondo, impedendo per sempre a una donna di vivere la propria libertà. La si ammazza.

Grazie a molte donne che hanno messo in luce il carattere pubblico di questo fenomeno, abbiamo ora una parola per nominare i crimini commessi contro la libertà delle donne: femminicidio. A molti questa parola non piace, perché sottrae la morte di una donna – per mano di un uomo a lei vicino – al registro melodrammatico, rassicurante e un po’ nostalgico, del ‘delitto passionale’. La parola femminicidio nomina ciò che fino al suo conio non esisteva: l’uccisione di una donna per il suo essere donna. Questa parola è molto importante perché impedisce che le uccisioni delle donne vengano ‘normalizzate’, addomesticate entro la cornice astorica e privata del rapporto di coppia, delle mura domestiche, della camera da letto.

Siamo purtroppo di fronte ad una nuova, luttuosa declinazione del motto “il personale è politico”, perché quelle morti hanno un carattere pubblico, chiamano in causa la cultura patriarcale e arcaica del paese – che dev’essere presa seriamente in esame, indagata nelle sue premesse e osservata nelle sue espressioni diffuse, anche quelle apparentemente più innocue e bonarie, anche quelle più ‘moderne’ e ironiche – la soubrette in una scatola di vetro, la modella appesa ad un gancio come un prosciutto, le veline sorridenti e mute che incorniciano con i loro corpi i conduttori maschi. Chiamano in causa anche l’identità maschile, il suo rapporto con la violenza, il suo difficile rapporto con ciò che è “altro da sé”.

Proprio perché quelle morti non sono private, l’associazione Isolina e… ha come scopo principale il costituirsi parte civile nei processi per femminicidio. Il procedimento penale non risolve assolutamente il problema della violenza sulle donne ma può contribuire a far diventare pubblica una faccenda che troppo spesso è stata trattata come semplicemente privata. Esso può, in altre parole, contribuire a illuminare questioni che fino ad ora sono state ‘invisibili’ e ‘indicibili’. Il processo penale, ad alcune condizioni, può diventare la cassa di risonanza degli obiettivi della nostra associazione, che attraverso la costituzione in ‘parte civile’ segnala come ogni femminicidio sia una violenza inflitta alla società.

Infine, proprio perché quelle morti chiamano in causa la cultura intera di un paese (e la sua identità civile e democratica) Isolina e… ha, tra i suoi scopi, anche quello di promuovere, attraverso attività di formazione e di educazione, il rispetto per le donne, per la loro libertà e dignità.